MARIOTTI E IL SUO RAPPORTO ROMAGNA: “MENO DEL 20 PER CENTO DEI SOLDI DELLA REGIONE FINISCE DA NOI”
“Da questo libro mi piacerebbe fiorisse un’unione d’intenti tra gli amministratori locali e gli imprenditori per fare sistema nei confronti della Regione in favore della Romagna”. Lui è l’imprenditore nel campo dell’informatica Bonfiglio Mariotti. Il suo libro, scritto durante una pausa forzata dovuta a un incidente, s’intitola Dossier Romagna. Dove finiscono i soldi della Regione.
Il divario tra Emilia e Romagna secondo Mariotti si origina da un deficit di rappresentanza della Romagna a Bologna. “In Romagna ci sono 3 province su 9, il 33 per cento di rappresentanza dovrebbe essere nostro. Si potrebbe obiettare che questi calcoli si fanno con il numero degli abitanti. Allora, in Romagna risiede un milione di persone dei 4milioni regionali, la percentuale scenderebbe al 25 per cento. E invece se andiamo a guardare in giunta ci accorgiamo che ben 2 assessori su 14 provengono da Copparo. Nati tutti lì i geni? Se poi si va a calcolare la media dei trasferimenti (regionali, statali e comunitari) per la Romagna degli ultimi 20 anni ci si accorge che è inferiore al 20 per cento”.
Dallo studio di Mariotti risulta anche che "in Romagna erano stati programmati investimenti per il 31,3 per cento, ma alla fine, sono però risultati solo il 27,6 per cento. Quindi nel passare dalle parole ai fatti, dai programmi ai mandati di pagamento, la Romagna viene trattata diversamente dall'Emilia”.
Degli 80 milioni erogati nel 2011 per i tecnopoli universitari dell'intera regione, conta Mariotti, a Rimini è arrivato solo il 9,2 per cento. “Un’università autonoma – dice del ‘potere centralista’ bolognese – non ce la vogliono dare. Ma allora noi come possiamo dare vita ai corsi di laurea che servirebbero al nostro territorio?”.
Altro esempio di centralismo è l’Apt. “Anche se la sede è a Rimini il potere è gestito tutto da Bologna. Melucci (riminese assessore regionale al turismo) è molto bravo – dice poi – ma potrebbe fare di più”.
Ci sono però anche altri numeri da tenere sott’occhio: della totalità di risorse erogate dalla regione all’Emilia ne vengono utilizzate l’80 per cento, della totalità delle risorse per la Romagna ne viene utilizzato il 65,9 per cento. Eppure Mariotti resta dell’idea che “gli emiliani saranno più bravi di noi, ma se noi avessimo avuto per 40 anni gli stessi soldi che loro hanno avuto dalla regione e stato saremmo agli stessi livelli e non dovremmo soffrire così tanto per la crisi”.
La soluzione al problema? “I cluster, gruppi di soggetti che lavorano per gli stessi obiettivi: per l’università ci vorrebbe un cluster e anche per il turismo, ma purtroppo sotto questo aspetto gli imprenditori si fanno un po’ i fatti loro”.
Una seria questione per la Romagna è secondo Mariotti Hera. “Un problema molto importante – dice – perché non ci dà la possibilità di fare quello che vogliamo per il nostro territorio”. Di Hera si occupa un intero capitolo del libro.
Non condivide gli stessi toni di Mariotti chi del libro ha firmato la prefazione, il presidente della Provincia, Stefano Vitali. “Non credo ci sia bisogno di una Regione Romagna, ma come alternativa magari di una provincia unica sì”, dice. Mariotti, intanto, pensa già alla prossima fatica letteraria. “Informatica di Stato”, azzarda un titolo.
Altri numeri
Su una torta di diverse decine di milioni di euro spesi dalla Regione per interventi per lo sviluppo economico, vediamo che al turismo - un motore essenziale per la Romagna e per tutta la Regione - viene riservato solo l'11,1 per cento, mentre la stragrande maggioranza degli interventi va al settore industria, cooperazione, artigianato e problemi del lavoro. Sono dati del consuntivo 2009, pagato totale.
Difesa del suolo e della costa. Mettendo assieme 279,4 milioni di euro di interventi regionali dal 1998 al 2011, abbiamo constatato che la percentuale dei soldi investiti in Romagna è solo del 31 per cento (quasi tutta la costa regionale è in territorio romagnolo).
Sanità. Tra Romagna ed Emilia c’è squilibrio anche nei posti letto in ospedale. Uno squilibrio che cresce. Se nel 1987 i posti in Emilia erano il 7,6 per mille e in Romagna il 6,1 per mille, nel 2008 i livelli sono al 3,9 per l’Emilia e al 3,1 per la Romagna.
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